30/07/16

Al castello di Inuyama



Durante il mio soggiorno a Nagoya ho approfittato del japan rail pass e della sua posizione strategica per andare ad Inuyama.
Il castello di Inuyama (犬山城, Inuyamajō) dista da Nagoya circa mezz' ora utilizzando i treni della linea Meitetsu quindi se si soggiorna lì è un gita di una mezza giornata , o anche di qualche ora, fattibile.
Io ci tenevo a visitarlo perché è uno dei 12 castelli originali rimasti in Giappone , intesi come quelli che sono sopravvissuti intatti ai disastri naturali e alle guerre dalla fine del periodo feudale nel 1867 , ed è anche uno dei 5 castelli designati tesori nazionali ( gli altri sono il castello di Himeji , quello di Matsumoto , Hikone e Matsue ) .

lungo il Kisogawa verso il castello
Si erge su una piccola collina lungo le rive del fiume Kiso, è un piccolo gioiellino davvero, con quelle mura in legno e roccia e gli interni così ben preservati, comprese le scale, ripide ma affascinanti.
All'interno, come in altri castelli, vengono mostrati reperti originali , modelli in scala della costruzione in legno e immagini, oltre ovviamente alle sue sale.


Si arriva in cima e ci si affaccia attraverso una balconata molto bassa che può dare le vertigini ( com'é successo a me ) ma che regala anche un'emozione indimenticabile.
E' la sala dell' ultimo piano, il 4°, si chiama Kōran ( alte guide ) e veniva usata come belvedere o torre di comando nell' epoca delle guerre. La scogliera a picco era un' ottima difesa naturale.

usciti dalla stazione
L'ho visitato nel pomeriggio, poco prima che chiudesse, in un giorno lavorativo e quindi in giro c'erano pochissime persone. Sicuramente di giorno e in altri momenti è tutto molto più vivace, ma io ho apprezzato l'atmosfera silenziosa e calma che ho trovato mentre passeggiavo lungo il Kiso e sulla strada verso il castello. Piacevoli anche i profumi delle piante in fiore, molto intensi.
Ho perfino incontrato un signore che portava a spasso il suo shiba-inu e ho scambiato quattro chiacchiere con lui un pò in giapponese un pò in inglese, era incuriosito dal fatto che fossi straniera e sola lì a camminare lungo il fiume. Il padrone è stato più socievole del cane aimè, e dopo poco ci siamo salutati.
E una volta finito il giro al castello mi sono goduta un momento di relax visitando i templi sottostanti: il Sanko Inari dove gli innamorati pregano il kami che risiede lì e scrivono preghiere o messaggi sugli ema ( 絵馬 ) a forma di cuore ,  e ancora l ' Haritsuna e il Sarutahiko.
Sarei rimasta lì anche di più, c'era qualche moschino fastidioso, ma per il resto la sensazione di pace che si provava invitava a protrarre il riposo su quella panchina vicino agli aceri rossi giapponesi e all' orologio in legno. Però il treno mi aspettava e temevo di perderlo.

Ema al Sanko Inari

Finita la visita all'Inuyama ci si può rilassare circondati da questa atmosfera!

Rientrando a Nagoya per cena ho voluto provare una delle sue specialità, il miso katsu, in un locale piuttosto rinomato e con un logo molto simpatico ovviamente a forma di maiale. Davvero buono!
Servizio velocissimo, mi sono seduta al bancone e comodamente ho mangiato il mio porchetto al miso!

QUI info sul miso katsu in generale in inglese.
QUI il sito versione inglese di Misokatsu Yabaton みそかつ 矢場とん dove sono stata io , precisamente ho provato il locale al Mitsukoshi LACHIC.


Fonti:
http://www.japan-guide.com/e/e3350.html


20/07/16

Estate giapponese 2016: visione di Mohican Comes Home


Quest'anno sono riuscita ad andare, anche se di volata, sull'isola Tiberina per l'evento 'Estate giapponese 2016' all'interno del programma dell'Isola del cinema. Mi ha fatto piacere vedere che c'era una buona affluenza ( vedi report sito ambasciata ) e ho potuto anche assaggiare un bicchierino di sake e mangiare un mini donburi al salmone ( 丼 ) offerto da Sushisen, quest'ultimo non è stato esaltante per i miei gusti, ma ha contribuito ad entrare in pieno nell'atmosfera giapponese. :)
Mi è stata donata anche una eco bag con dentro un uchiwa dell' ANA ( molto utile per il caldo umido romano ) e dei fogli informativi.

Il programma dei due giorni è stato il seguente: 
6 LUGLIO
ore 19.30: apertura con cocktail e degustazione di sake. 
Dimostrazione: amezaiku, mini sculture di caramelle, presso lo spazio antistante l’arena 
ore 21.00: danze tradizionali giapponesi kamigata-mai, interpretate da Wakame e Mizuki Yamamura. (Arena) ore 21.30: proiezione film Persona non grata (Sugihara Chiune) 
Diretto da Cellin Gluck, il film è basato sulla storia vera di un diplomatico giapponese – interpretato da Toshiaki Karasawa – in servizio come vice-console per l’impero del Giappone in Lituania negli anni ’39-’40. Il diplomatico, contravvenendo agli ordini e mettendo a rischio la propria vita e quella della sua famiglia, salvò 6.000 ebrei durante la seconda guerra mondiale, comportamento eroico che gli valse il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni assegnatogli da Israele nel 1985, unico giapponese a ricevere tale onorificenza. 

7 LUGLIO 
ore 19.30: apertura con cocktail e degustazione di sake. 
Dimostrazione: amezaiku, mini sculture di caramelle, presso lo spazio antistante l’arena 
ore 21.00: danze tradizionali giapponesi kamigata-mai, interpretate da Wakame e Mizuki Yamamura.
(Arena) ore 21.30 proiezione film Mohican Comes Home (Mohican Kokyo ni Kaeru) 
Eikichi, giovane irrequieto lascia la calma della sua cittadina natale per trasferirsi a Tokyo in cerca di successo come cantante rock, ma senza fortuna. Dopo sette anni torna a casa, portando con sé la fidanzata incinta e provocando le ire del padre Osamu. In un’atmosfera che rimane punk rock fino alla fine, battibecchi e situazioni comiche lasciano il posto a momenti più intimi e profondi man mano che si rivelano i problemi di salute dell’anziano padre. Diretto da Shuichi Okita, Mohican Comes Home è stato presentato lo scorso aprile alla 18° edizione del Far East Film Festival di Udine conquistando il terzo posto dell’Audience Award 2016.

*****

Io ho potuto partecipare il secondo giorno, arrivata in tempo per conoscere Daniela di Tradurre il Giappone ( carinissima :-)) ed assistere alle danze giapponesi prima di vedere Mohican Comes Home (Mohican Kokyo ni Kaeru モヒカン故郷に帰る ) .
Questo film mi è piaciuto, ma uno dei temi che affronta non era decisamente quello più adatto alla sottoscritta in questo periodo quindi è stato un pochino troppo toccante per me. Nella sinossi non si parla in dettaglio dei problemi di salute del padre del protagonista e non avendo visto il trailer non immaginavo la piega che avrebbe preso il film. Giova il fatto però che il dramma all'interno della storia venga affrontato con dei toni agrodolci e non manchino le situazioni comiche o comunque quelle che riescano nonostante tutto a strapparti un sorriso. Per questo mi è piaciuto e ne consiglierei la visione. I premi che ha ricevuto sono meritatissimi.
Come scritto anche sul sito del Fareastfilmfestival:
Questo diventa un raro film giapponese in cui un tumore inoperabile ai polmoni viene trasformato in qualcosa di buffo e tragico allo stesso tempo e che presenta la persona affetta dal cancro come qualcuno comicamente sciocco e lacrimevolmente triste. Inoltre, pur essendo un vecchio da film giapponese abbastanza tipico, dal cuore tenero sotto la dura scorza, Papà è anche lui un rockettaro.
L'equilibrio tra commedia e tragedia ti permette di sopportare la tristezza della situazione che Eikichi e la sua famiglia si trovano a dover affrontare di punto in bianco. Io ho apprezzato non solo questo ma anche lo spaccato che offre sulla vita più rurale rispetto a quella che in molti conoscono di metropoli giapponesi come Tokyo. Mi ha ricordato quello che vidi a Shikanoshima ( Fukuoka ) qualche anno fa, anche se è ambientato nella baia di Hiroshima in un'isola dal nome inventato chiamata Tobi. Mi è molto piaciuto vedere i piccoli negozi locali, l'attracco del traghetto, la vecchina che si muove grazie alla sua motoretta ( cosa che si vede spesso in Giappone ) su per le colline, la scuola con i ragazzini del club di musica a cui insegna l'anziano Osamu imperterrito sempre lo stesso motivo di Yazawa Eikichi ( rock star degli anni '70 originario di Hiroshima ) e il tifo sfegatato della gente per la squadra di baseball Hiroshima Carps perchè i giapponesi seguono moltissimo il baseball.







Il personaggio di Eikichi, il figliol prodigo rocker,  è particolare come carattere, mentre il babbo e la mamma sono più espressivi e spesso anche eccessivi nelle loro esternazioni, lui risulta sempre molto sotto tono, parla pochissimo, un pò, per volontà del regista, perchè fa cool, un pò per contrastare ed equilibrare anche in questo caso i toni. E anche per questo sorprende alla fine. Sembra davvero avere qualche rotella che gli manca all'inizio, non gli si può dar fiducia, così sorprende come nasca in lui un senso di responsabilità e la voglia di avere premure verso il padre nonostante questi disapprovi quello che è diventato e non lo accolga bene dopo quegli anni di assenza in cerca di fortuna a Tokyo. Anche perchè come futuro papà ( anche se "fuori programa" ) inizialmente si preoccupa solo di trovare dei soldi chiedendoli ai genitori vivendo sulle spalle della fidanzata che lavora come nail artist.
La scena in cui prende il posto del padre con i suoi ragazzi del club di musica è divertente e commovente allo stesso tempo. Anche vederlo mentre gestisce il loro piccolo esercizio commerciale. 


Se penso che Matsuda Yūsaku , il padre di Matsuda Ryuhei che interpreta Eikichi è scomparso dello stesso male a soli 40 anni quando il figlio era molto piccolo apprezzo ancora di più il lavoro che ha svolto per questo personaggio. 

La nascita e la morte che si contrappongono, un rapporto tra padre e figlio che trova risposte e comprensione, il messaggio di cercare di trovare un motivo per sorridere anche nelle avversità.
Questi gli elementi che più mi sono piaciuti e che non dimenticherò di questo film.

foto credits © Mohican comes home film partners

10/03/16

Ricordando il terremoto del Sendai e del Tōhoku 2011 : quel giorno a Shiogama


E' già l'11 Marzo in Giappone, sono trascorsi 5 anni dal terremoto del Sendai e del Tōhoku e oggi voglio parlare di quando visitai alcune località del Tōhoku a soli tre anni di distanza da quella tragedia.
Il mio viaggio cominciò proprio dalla città di Sendai e per raggiungere Matsushima ( 松島 ) con una piacevole crociera che ci poteva permettere di vedere una delle tre più suggestive vedute del Giappone ( la baia di Matsushima con le sue centinaia di isolette coperte da pini ) passammo per Shiogama (塩竈 or 塩釜). Il Marine Gate Shiogama si trova a 5-10 minuti dalla stazione di Hon-Shiogama , proprio nella prefettura di Miyagi, una delle due prefetture ( l'altra è Iwate ) più colpite dallo Tsunami generato dal terremoro. 
Matsushima è stata abbastanza protetta per via della sua posizione geografica e non ha avuto gravi danni, le strutture turistiche erano già operative dopo qualche settimana o qualche mese a quanto lessi, anche Shiogama a distanza di pochi anni non faceva pensare a quanto di tragico avesse passato per via del maremoto se non avevi visto prima qualche immagine o dei video ( qui ad esempio ) di quei giorni, ma poi sulla parete del Marine Gate, mentre aspettavamo di salire sulla barca, ho visto delle foto che mi hanno colpito molto. Foto per commemorare, e per onorare.

27/01/16

Conferenza: La cucina del monaco buddista


Lunedì 25 Gennaio sono riuscita a partecipare alla conferenza che si è tenuta presso l'Istituto i cultura giapponese a Roma. La sala era gremita di persone, i 100 posti a disposizione erano tutti occupati e il restante di noi stava in piedi. In molti secondo me si aspettavano ricette di cucina giapponese, ma quelle sono presenti nel libro che il monaco Kakuhō Aoe ha scritto e pubblicato in italia nel 2014:

LA CUCINA DEL MONACO BUDDHISTA ( link al sito della casa editrice ).
In questa occasione ha avuto il ruolo di ambasciatore della otera gohan, il cibo del tempio, e nell'accezione più conosciuta la shojin ryori ( 精進料理 ) cucina tipicamente buddhista. Soprattutto ha voluto spiegare la filosofia che c'é dietro, insieme alle regole di estetica e non solo presenti in generale nella cucina tradizionale giapponese ( washoku ) . Perché sembra proprio che assaggiare la cucina locale sia il primo motivo di interesse del turista che visita il Giappone, secondo un sondaggio che ci ha illustrato.
In ogni modo quello che mi ha colpito più di tutti non è stato tanto il discorso sull' estetica, i 6 gusti tra i quali il tanmi ( l'equilibrato ) , il gusto del bello e la stagionalità applicata alle ricette giapponesi ed espressa con le disposizioni nei vari piatti, quanto la cura che il Tenzo (典座), il cuoco del tempio, pone nella preparazione. E anche il fatto che i piatti giapponesi non debbano mai essere ne frugali, ma nemmeno sfarzosi, che si ricerchi l'equilibrio e si apprezzi quando si mangia il lavoro non solo di chi l'ha preparato, ma anche quello di chi ha fatto crescere i vegetali ad esempio, di chi l'ha trasportato e via dicendo.

06/01/16

Sencha a colazione e ritorno a scrivere sul blog

Rieccomi a scrivere dopo più di sei mesi su questo blog. Ne sono successe di cose, alcune positive, ma per il resto ho avuto non poche difficoltà. Preoccupazioni in famiglia che non mi hanno messo nella condizione d'animo di scrivere qui regolarmente. Anche adesso le cose non vanno benissimo, ma voglio riuscire, di tanto in tanto, a parlare del mio amato Giappone. Per un pò non penso di poterci tornare, ma ho deciso di provare a lasciare che i ricordi invece di farmi male e farmi venire malinconia, mi facciano compagnia. Conosco persone che desiderano andarci, ma non possono ancora, e allora mi dico che sono fortunata ad aver fatto delle esperienze di vita, seppure brevi, in un paese che ho così tanto nel cuore.Voglio cercare di ricordarmelo più spesso.
Si sono accumulate letture, cose che vorrei fare manualmente, fotografie da sistemare, lo studio del giapponese. 
Alcune cose so che potrò riprenderle,  per altre , come scrivere qui, avrò bisogno di aiuto, ma voglio farcela.  
頑張ろうよ


Oggi, in questo giorno di festa ho cominciato la giornata sorseggiando un tè verde che una ragazza, amica di una mia amica giapponese,  mi regalò qualche mese fa. E' un tè estivo, ma io lo preservavo per un' occasione speciale e volevo proprio iniziare l'anno con qualcosa di nuovo e di giapponese. Così l'ho aperto oggi. 

Leggo su thes du japon che in Giappone si procede a tre o quattro raccolti, ma solo il primo, che si effettua da fine marzo a metà maggio, secondo la regione, dà un tè di grande qualità. Penso che quello che mi è stato regalato lo sia perché è stato raccolto proprio a Maggio. Inoltre pare si faccia distinzione di sencha anche a seconda dell'essiccazione ( "stufatura" ) finale: futsu-mushi sencha e fuka- mushi sencha. Il primo designa un sencha prodotto secondo il processo tradizionale, “stufato”per 30 secondi. In questo caso, generalmente, si ottiene un tè dal liquido giallo-verde translucido, profumato, dal gusto sottile. Penso che il mio sia stato essiccato così!
Aspetto che la mia amica mi traduca quello che c'è scritto sulla confezione e poi forse ne saprò di più.
Comunque era buonissimo anche se non l'ho potuto preparare adeguatamente come descritto qui ! :)

Pensavo di doverlo conservare in frigorifero, ma un 'altra mia amica giapponese che mi ha fornito una prima sommaria traduzione dice che questo tè deve essere conservato fuori dal frigo perchè il sapore si potrebbe alterare nel passaggio dal freddo del frigo al calore dell'acqua ( accorgimento potrebbe essere quello di versarci sopra alcune gocce per farlo "rinvenire" e "acclimatare"  ma io evito ) e quindi basta che lo corservi chiuso ermeticamente in un luogo fresco e asciutto,  all' oscuro. E dovrei consumarlo entro le prossime 4 settimane massimo. Penso che così sarà perché intendo consumarlo spesso nei prossimi giorni date le sue proprietà naturali che in questo periodo mi faranno sicuramente bene.

La confezione che lo conteneva era talmente bella che sono riuscita a togliere la carta e l'ho usata per fare un segnalibro che userò proprio per tornare a leggere libri a tema Giappone!  


27/06/15

Ricette giapponesi: nasu dengaku

Il miso rosso era in frigo e aspettava di essere aperto così stasera ne abbiamo approfittato è abbiamo deciso di provare una ricettina semplice per fare un contorno inusuale e sfizioso: melanzane ( nasu なす ) con salsa dengaku ( 田楽 ) ! Perché abbiamo trovato delle piccole melanzane un pò come quelle giapponesi che non sono grandi come le nostre!
L'ho trovata grazie ad un link di Savvy Tokyo condiviso da Tadaima Japan ma ci sono online diversi post inglesi e in alcuni oltre al sake e allo zucchero insieme al miso si mette anche il mirin ( noi abbiamo fatto così! ;))

Per 2 persone:

2 Nasu (melanzana giapponese) 
1 cucchiaio di olio di sesamo 
2 cucchiai di sake
1 chiacchiaio di mirin
2 cucchiai di miso rosso 
2 cucchiai di zucchero ( noi abbiamo usato 1 cucchiaio di zucchero moscovato perché più salutare )
1 cucchiaino di semi di sesamo
 

Per prima cosa si tagliano le melanzane a metà longitudinalmente, quindi si incidono a croce. 
Poi si versa l'olio di sesamo in una padella, e si posizionano le 2 metà delle melanzane con la parte incisa a contatto con la padella. Fatto questo si accende il fuoco e lo si tiene a livello medio.
Una volta che le melanzane sono dorate, si aggiunge 1 cucchiaio di sakè, si copre, e si lascia cuocere per 3-5 minuti.
Nel frattempo, si mescola insieme il miso, lo zucchero, il mirin e un cucchiaio di sakè e lo si fa cuocere per qualche minuto a fuoco basso. Si toglie come fa le bolle in superficie.
Si impiattano le melanzane e si cospargono con il mix di miso, infine si guarniscono con i semi di sesamo.


Leggo che dengaku possono essere condite anche altre verdure, senbei e il tofu. Buono a sapersi! ;)

24/06/15

film: Il fascino indiscreto dell'amore ( aka Tokyo fiancée )


Prima che lo togliessero dai cinema la scorsa settimana sono riuscita a vedere Il fascino indiscreto dell'amore ( aka Tokyo fiancée ). Il titolo originale è Ni d’Eve, ni d’Adam perché é l'adattamento dell' omonimo romanzo di Amélie Nothomb Né di Eva né di Adamo.

Il film del belga Stefan Liberski da alcuni è stato definito un Favoloso mondo di Amélie che incontra Lost in translation, come stile sicuramente si, per la caratterizzazione della protagonista, le musiche e alcune piccole scene buffe per esprimere i suoi pensieri o umori in alcuni momenti.

Non penso di poter fare una recensione quindi semplicemente qui esprimo un mio parere mentre ne parlo per fermare anche questo ricordo che si può dire legato al Giappone vista la tematica del film:

Trama ( tratta da comingsoon
Il film accompagna la giovane protagonista nella sua permanenza nel Paese dei suoi sogni, quel Giappone nel quale è nata per caso e che ha lasciato quando aveva solo cinque anni. Infatti Amélie torna in Giappone piena di entusiasmo e d'illusioni e per mantenersi decide di dare lezioni di francese. Incontra così Rinri, il suo primo e unico studente, un giovane giapponese con il quale crea subito un rapporto molto intimo. La storia d'amore fra due giovani coetanei appartenenti a culture diverse è un confronto diretto fra abitudini, caratteristiche e modi di vivere estremamente lontani. Tra sorprese, momenti felici e le insidie di uno shock culturale che insieme poetico e divertente, Amélie scopre al contempo sé stessa e una parte di Giappone che non aveva mai nemmeno immaginato prima...


Ero molto curiosa, sia la trama che il trailer mi avevano colpito positivamente , al punto di aver voluto leggere il libro prima di vedere il film. Poi era un'opportunità per vedere riprese fatte in Giappone e quindi emozionarmi vedendo posti conosciuti e altri nuovi,  con una fotografia di cui si parlava molto bene in rete. E in effetti ha incontrato anche i miei gusti e l'emozione non è mancata.
Anche la colonna sonora è interessante e calzante! 



Avevo letto solo Stupore e tremori (Stupeur et tremblements, 1999) della Nothomb qualche anno fa, e il suo stile già allora mi piacque molto. Il tema di questa relazione tra una belga desiderosa di essere considerata giapponese e innamorata del Giappone con un ragazzo giapponese a cui insegna il francese a Tokyo mi intrigava e non essendo un romanzo molto lungo l'ho divorato in un paio di giorni. Lei ha uno stile tagliente e acuto per descrivere il suo vissuto e la realtà, le sue riflessioni sono spesso divertenti, ma non leggere. 
Sebbene la scrittrice, ho letto sul web, sia stata molto soddisfatta del film io preferisco il romanzo.
Perché mi ha comunicato altro e ho preferito la scelta onesta e coraggiosa di un finale in cui lei non ci fa una figura bellissima, ma che è vero e coerente anche se meno d'impatto emotivo.
L'impatto emotivo io l'ho avuto nell' ultimissima scena in cui lei rivede Rinri, in quell'abbraccio, in quelle parole che dicono poco, ma spiegano tutto. E anche se non c'é un happy end come piace a me ho capito e accettato che 'doveva andare così'!


Il finale del film invece non mi è piaciuto. Mi ha divertito il resto, ed è stato un piacere per lo sguardo vedere quegli scorci giapponesi, ma l'aver trasposto il romanzo ai giorni nostri collocandolo nel 2011, anno del grande terremoto e maremoto del Sendai e del Tohoku, scegliendo quell' evento drammatico come motivo per la partenza di Amélie e la rottura con Rinri non mi è piaciuto. 
Io non ho vissuto abbastanza in Giappone per poter dire di aver compreso il modo di pensare e la cultura dei giapponesi in modo esaustivo, lungi da me farlo, ma la decisione finale di Rinri, le parole dei vicini di casa di Amélie non mi hanno convinto. Forse era un altro modo per far capire quanto il loro non fosse un vero amore, ma solo una passione e curiosità per i reciprochi paesi di appartenenza e per il loro linguaggio che li aveva portati ad avere un rapporto di amicizia amorosa. 
Però io preferisco la decisione spiazzante ed egoistica, ma schietta, della Amélie del libro coerente con quel suo pensiero sul movimento:
Lo spazio ci libera da tutto. Non c'è tormento che resista all'espansione di sé nell'universo. Il mondo sarebbe così grande per niente? La lingua dice una cosa giusta: darsela a gambe vuol dire salvarsi. Se stai morendo, scappa. Se stai soffrendo, datti una mossa. Non esiste altra legge che il MOVIMENTO.
Amélie Nothomb - Né di Eva né di Adamo

Del resto anche il regista ammette che adattare il romanzo non è stato facile perché si tradisce sempre un pò l'autore e bisognerebbe essere un "traditore fedele". Lui c'ha provato, e per certi versi c'è riuscito, ma io l'ho digerito non troppo bene. Ecco tutto.


Alcune delle differenze culturali e difficoltà di comunicazione rappresentate nel film possono essere attuali e veritiere per alcuni, ma la mia esperienza personale mi fa dire che ci sono molte eccezioni, quindi non vanno prese come assolute.

Per chi ama il Giappone penso sia un film da vedere per le riprese e divertente per il suo stile e perché ad Amélie ne capitano veramente di cose curiose e imbarazzanti. Inoltre è pur sempre un' esperienza di crescita personale per la protagonista quindi gli spunti di riflessioni non mancano.
Peccato non abbiano inserito anche la scenetta dei nonni di Rinri perché sarebbe stata spassosa ed era un'altro modo per comunicare quella xenofobia e quell'umorismo tagliente e imbarazzante che penso fosse molto più diffuso in Giappone negli anni '80. Non che ora non ci sia, ma sicuramente sono più aperti verso lo straniero di quanto non lo fossero decenni fa.
Anche se concordo soprattutto con una cosa che viene detta nel film: 
essere donna in Giappone non deve essere facile!
( qui un articolo di pochi giorni fa sulle difficoltà delle donne in ambito universitario e non solo ) 


scena di Amélie che esprime cantando il suo entusiasmo! :)

Video interviste al regista:

https://www.youtube.com/watch?v=gzPXUDKD6kk

https://www.youtube.com/watch?v=sFGQwVdu_CU